La rivendita di contenuti digitali (digital contents o digital media) è un fenomeno che si sta diffondendo negli Stati Uniti e che pone interessanti questioni interpretative in tema di diritto d’autore e di diritto brevettuale. La legittimità della rivendita di contenuti digitali on line è stata oggetto di contenzioso negli Stati Uniti nel caso Capitol Records v. ReDigi.

ReDigi è una società statunitense che offre on line file musicali usati tratti da iTunes. I giudici statunitensi hanno negato la legittimità del modello commerciale di ReDigi, ritenendo che ReDigi realizzi e aiuti i suoi utenti a realizzare copie non autorizzate di opere protette da copyright e non possa quindi invocare a sua tutela la first sale doctrine. ReDigi inoltre ha richiesto allo U.S. Patent & Trademark Office un brevetto per il suo sistema di rivendita di contenuti digitali usati, riportando l’attenzione sulla brevettabilità dei business methods. 

 

ReDigi (www.redigi.com) è una società statunitense che offre on line file musicali usati caricati dai suoi utenti (tratti da iTunes, lo store on line di Apple) (15). ReDigi offre ai suoi utenti anche un servizio di memorizzazione dei file musicali sul cloud. Questo servizio consente, tra l’altro, la verifica della legittima provenienza dei contenuti (file musicali estratti da un CD, ad esempio, non potrebbero essere caricati sui server di ReDigi). ReDigi non acquista alcun diritto sui file musicali caricati dai suoi utenti sul cloud. Gli scambi di file avvengono direttamente tra gli utenti (16). L’azione di Capital Records La formula commerciale di ReDigi ha subito un forte attacco da parte dell’industria musicale, nel caso di specie da parte di Capital Records, che ha accordi di licenza per la distribuzione di file musicali via internet con store on line come iTunes e Amazon Music. Capital Records ha visto come un pericolo il sorgere di nuovi store on line per la rivendita di contenuti digitali usati che possano ridurre le quote di mercato dei propri licenziatari. Capital Records ha quindi citato in giudizio ReDigi presso la United States District Court for the Southern District of New York per accertare come la formula commerciale di ReDigi sia contraria alla disciplina del copyright(17). ReDigi ha rigettato la ricostruizione di Capital Records, sostenendo che il suo modello commerciale sia stato specificamente studiato per operare nel rispetto della normatica sul copyright(18). La decisione della District Court of New York La District Court ha inizialmente rigettato una richiesta di preliminary injunction da parte di Capital Records, con decisione del 6 febbraio 2012. Tuttavia, con successiva decisione del 30 marzo 2013 (Judgment on Motion for Partial Summary Judgment), ha accolto le richieste di Capitol Records di una pronuncia parziale nel merito (rinviando la determinazione del quantum del risarcimento a una seguente fase del giudizio). Secondo la District Court il giudizio pone in questione il bilanciamento tra alcuni diritti esclusivi tutelati dalla Section 106 dello US Copyright Act (tra i quali «the right to reproduce the copyrighted work in copies or phonerecords» e «the right to distribute copies or phonerecords of the copyrighted work to the public by sale or other transfer of ownership») e la Section 109 dello US Copyright Act (la quale, in applicazione della c.d. first sale doctrine, prevede che «the owner of a particular copy or phonerecord lawfully made under this title, or any person authorized by such owner, is entitled, without the authority of the copyright owner, to sell or otherwise dispose of the possession of that copy od phonerecord»). La piattaforma di distribuzione di ReDigi e la first sale doctrine Il punto controverso è pertanto se il metodo di rivendita proposto da ReDigi rientri nell’ambito della first sale doctrine e quindi se costituisca un’eccezione rispetto al diritto esclusivo di distribuzione di Capital Records, senza al contempo implicare una riproduzione non autorizzata. Secondo la District Court la giurisprudenza statunitense ha già riconosciuto che la duplicazione non autorizzata di file musicali su internet costituisce una violazione del diritto di riproduzione (così nel famoso caso che ha portato alla chiusura della piattaforma di file sharing Napster, A&M Records Inc. v. Napster Inc., 239 F.3d 1004, 1014 – 9th Cir. 2001) ma non ha ancora chiarito se anche il trasferimento di file musicali su internet costituisce parimenti una violazione del diritto di riproduzione. ReDigi violerebbe appunto il diritto di riproduzione di Capital Records in quanto lo US Copyright Act vieterebbe la riproduzione non autorizzata delle opere musicali mediante fissazione in nuovi supporti («the reproduction right is the exclusive right to embody, and to prevent others from embodying, the copyrighted work – or sound recording – in a new material object – or phonerecord»). Pertanto secondo i giudici statunitensi gli atti di caricare (upload) e scaricare (download) dei contenuti digitali implicano necessariamente la creazione di nuove copie digitali su memorie informatiche(hard disk). Gli atti di trasferimento su internet sono in realtà atti di creazione di nuove copie digitali presso un ricevente cui si accompagna eventualmente (come nel caso di ReDigi) la cancellazione della copia digitale presso un trasmittente. La District Court non accoglie la tesi difensiva di ReDigi basata sulla fisr sale doctrine Inoltre la Corte newyorkese ha ritenuto violati anche i distribution rights di Capital Records (cioè i diritti di distribuire «copies or phonerecords of the copyrighted work to the public by sale or other transfer of ownership» – 17 U.S.C. § 106.3), dal momento che l’attività di ReDigi implica la messa a disposizione via internet di contenuti digitali mediante download. Si noti peraltro che questa circostanza non è mai stata negata nel corso del giudizio da ReDigi, la quale ha sostenuto che la distribuzione effettuata fosse coperta dalla first sale doctrine. Tuttavia il Giudice non ha accolto la difesa di ReDigi basata sulla first sale doctrine, poiché questa difesa si applica solo alla distribuzione di opere legittimamente detenute dal distributore mentre nel caso di specie il Giudice ha ritenuto che le copie dei contenuti digitali detenute da ReDigi siano state ottenute in violazione del diritto di riproduzione. Inoltre – aggiunge la Corte – la difesa si applica solo al diritto di distribuzione e non anche al diritto di riproduzione e quindi la condotta di ReDigi sarebbe comunque illecita sotto il profilo della violazione del diritto di riproduzione. La first sale doctrine e la circolazione di contenuti digitali L’interpretazione restrittiva della District Court si basa sull’assunto che la first sale doctrine copra la successiva circolazione e distribuzione di contenuti incorporati in supporti materiali, come i CD, mentre nel caso della distribuzione di contenuti digitali non circolerebbe alcun supporto materiale e la c.d. “distribuzione” consisterebbe in realtà nella moltiplicazione delle copie digitali. La first sale doctrine, in base alla legislazione vigente negli U.S.A. (sempre secondo l’interpretazione della District Court), potrebbe al più coprire le ipotesi di circolazione/distribuzione di computer o strumenti dedicati a contenuti musicali, come gli iPod, nei quali i contenuti digitali siano caricati.

Tags: