Uncategorized / 10 Febbraio 2017 / by Vincenzo Vinciguerra

Oscurato sito che clonava le credenziali

Per la prima volta in Italia un giudice ha disposto il sequestro di un intero sito internet, in nome della tutela della privacy e della personalità altrui.

Il decreto di sequestro preventivo – che segna un nuovo livello della repressione dei reati sul web – riguarda il sito Farmaciamerlino.it, da parte del tribunale di Napoli. Il Gip, con l’atto datato 16 gennaio, rileva che sul sito «venivano commercializzati farmaci online sfruttando le credenziali e le immagini della farmacia Merlino» di Napoli. Il titolare della stessa ha dichiarato di non avere alcun collegamento con quel sito, che risulta invece registrato a una società inglese e ha riferimenti telefonici americani (gli stessi associati un altro sito abusivo di vendita farmaci online, a quanto indica il Gip).

Ecco perché il giudice ha disposto il sequestro dell’intero sito per i reati dall’articolo 167 del codice della privacy (trattamento illecito di dati) e 494 del codice penale, ossia sostituzione di persona.

In quanto il sito è posizionato all’estero, il giudice non può sequestrarlo fisicamente ma dispone l’oscuramento: ordina ai provider italiani di impedirne l’accesso ai propri utenti.

«Si tratta di un provvedimento del tutto inedito: sino ad oggi la giurisprudenza si era limitata a prescrivere la rimozione del singolo file contenente i dati personali o a condannare in sede penale chi li trattava in modo illecito», nota Fulvio Sarzana, avvocato specializzato in diritti digitali.

Si pensi per esempio al caso Google-Vividown, che in primo grado si era risolto con una condanna ai vertici di Google Italia, poi assolti in appello. L’oscuramento finora era stato adottato per altri reati: per esempio, per siti totalmente dediti a reati di vendita prodotti contraffatti o alla violazione del copyright audio-visivo.

«Invece, con il provvedimento del giudice di Napoli per la prima volta si adotta la tesi dell’oscuramento integrale del sito che tratta illecitamente dati personali. Questo decreto potrà avere una forte ricaduta nel settore del diritto all’oblio e, più in generale nel settore della reputazione on line», aggiunge Sarzana.

Insomma, la sentenza prefigurerebbe questo scenario: un sito che viola un diritto della persona- privacy, anche alla luce del diritto all’oblio, o reputazione – può trovarsi sottoposto alla misura più forte di repressione: il sequestro.

«Agli addetti ai lavori risulta chiaro che la giurisprudenza sul web sta cambiando; sta spostando l’ago della bilancia verso un approccio che protegge meno la libertà di espressione rispetto ad altri diritti. E lo fa in una crescente gamma di casi e reati» aggiunge Sarzana.

«Lo stesso Tribunale partenopeo (ma in sede civile) l’anno scorso ha dato esempio di questo nuovo orientamento, molto severo in fatto di rimozione dei contenuti in rete: quando ha condannato Facebook per la vicenda della 31enna suicida a causa di video hard che la ritraevano».

fonte http://www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com/art/civile/2017-02-09/oscurato-sito-che-clonava-credenziali–220241.php?uuid=AEtmx4R

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Uncategorized @en / 10 Febbraio 2017 / by Vincenzo Vinciguerra

Oscurato sito che clonava le credenziali

Per la prima volta in Italia un giudice ha disposto il sequestro di un intero sito internet, in nome della tutela della privacy e della personalità altrui.

Il decreto di sequestro preventivo – che segna un nuovo livello della repressione dei reati sul web – riguarda il sito Farmaciamerlino.it, da parte del tribunale di Napoli. Il Gip, con l’atto datato 16 gennaio, rileva che sul sito «venivano commercializzati farmaci online sfruttando le credenziali e le immagini della farmacia Merlino» di Napoli. Il titolare della stessa ha dichiarato di non avere alcun collegamento con quel sito, che risulta invece registrato a una società inglese e ha riferimenti telefonici americani (gli stessi associati un altro sito abusivo di vendita farmaci online, a quanto indica il Gip).

Ecco perché il giudice ha disposto il sequestro dell’intero sito per i reati dall’articolo 167 del codice della privacy (trattamento illecito di dati) e 494 del codice penale, ossia sostituzione di persona.

In quanto il sito è posizionato all’estero, il giudice non può sequestrarlo fisicamente ma dispone l’oscuramento: ordina ai provider italiani di impedirne l’accesso ai propri utenti.

«Si tratta di un provvedimento del tutto inedito: sino ad oggi la giurisprudenza si era limitata a prescrivere la rimozione del singolo file contenente i dati personali o a condannare in sede penale chi li trattava in modo illecito», nota Fulvio Sarzana, avvocato specializzato in diritti digitali.

Si pensi per esempio al caso Google-Vividown, che in primo grado si era risolto con una condanna ai vertici di Google Italia, poi assolti in appello. L’oscuramento finora era stato adottato per altri reati: per esempio, per siti totalmente dediti a reati di vendita prodotti contraffatti o alla violazione del copyright audio-visivo.

«Invece, con il provvedimento del giudice di Napoli per la prima volta si adotta la tesi dell’oscuramento integrale del sito che tratta illecitamente dati personali. Questo decreto potrà avere una forte ricaduta nel settore del diritto all’oblio e, più in generale nel settore della reputazione on line», aggiunge Sarzana.

Insomma, la sentenza prefigurerebbe questo scenario: un sito che viola un diritto della persona- privacy, anche alla luce del diritto all’oblio, o reputazione – può trovarsi sottoposto alla misura più forte di repressione: il sequestro.

«Agli addetti ai lavori risulta chiaro che la giurisprudenza sul web sta cambiando; sta spostando l’ago della bilancia verso un approccio che protegge meno la libertà di espressione rispetto ad altri diritti. E lo fa in una crescente gamma di casi e reati» aggiunge Sarzana.

«Lo stesso Tribunale partenopeo (ma in sede civile) l’anno scorso ha dato esempio di questo nuovo orientamento, molto severo in fatto di rimozione dei contenuti in rete: quando ha condannato Facebook per la vicenda della 31enna suicida a causa di video hard che la ritraevano».

fonte http://www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com/art/civile/2017-02-09/oscurato-sito-che-clonava-credenziali–220241.php?uuid=AEtmx4R

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