Uncategorized / 11 Settembre 2015 / by Vincenzo Vinciguerra

Diritto di design: Yves Saint Laurent non copiò le borse da H&M

C’era un tempo quando a ricorrere alla magistratura per difendere un brevetto, un copyright o una opera dell’ingegno erano i piccoli artigiani contro le grandi multinazionali. Non più. Il mondo si è capovolto, anche in questo campo. Ieri la Corte europea di Giustizia ha respinto un ricorso di H&M contro Yves Saint Laurent. Il gigante dell’abbigliamento svedese aveva accusato la piccola boutique francese di avere copiato due sue borse.

La storia, curiosa e insolita, vale la pena di essere raccontata. Nel 2006, l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno (Uami) autorizzò la registrazione di due disegni o modelli di borsette della società francese Yves Saint Laurent. Tre anni dopo, H&M presentò dinanzi all’Uami due domande di dichiarazione di nullità, facendo notare che le borse disegnate e prodotte dalla casa di moda francese erano molto simili, se non identiche, alle sue, anteriori a quelle di YSL.

Dinanzi alla decisione dell’Uami di respingere la richiesta di nullità, H&M presentò un nuovo ricorso alla stessa istituzione europea. Anche questa volta, senza successo. Infatti, nel 2013, l’Uami considerò che, sebbene i disegni o modelli della YSL e della H&M avessero caratteristiche comuni, «le differenze relative alla forma, alla struttura e alla finitura superficiale» avessero un ruolo determinante nell’impressione generale suscitata dai due diversi oggetti.

Testardamente, la multinazionale svedese – un colosso che dà lavoro a 132mila in 57 paesi del mondo – ha quindi presentato ricorso dinanzi alla Corte europea di Giustizia in Lussemburgo. Quest’ultima in una sentenza pubblicata ieri ha respinto la domanda di H&M, spiegando che dal suo punto di vista «le differenze tra i disegni o modelli in esame sono significative e che le relative somiglianze sono insignificanti nell’impressione generale che essi suscitano».

La vicenda è interessante, e non solo perché smentisce molti casi del passato, quando a ricorrere al giudice erano i sarti del prêt-à-porter o gli artigiani del lusso, non i giganti commerciali. Indirettamente, conferma come le grandi catene di abbigliamento – sostenute anche da una mondializzazione degli scambi commerciali e in alcuni casi da una moda conformista – puntino (con più o meno successo) sul design, e si considerino concorrenti degli stilisti.

fonte: http://www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com/art/comunitario-e-internazionale/2015-09-10/hm-perde-alla-corte-ysl-non-ne-copio-borse–205222.php?uuid=ACjG9iv&cmpid=nlql

Uncategorized @en / 11 Settembre 2015 / by Vincenzo Vinciguerra

Diritto di design: Yves Saint Laurent non copiò le borse da H&M

C’era un tempo quando a ricorrere alla magistratura per difendere un brevetto, un copyright o una opera dell’ingegno erano i piccoli artigiani contro le grandi multinazionali. Non più. Il mondo si è capovolto, anche in questo campo. Ieri la Corte europea di Giustizia ha respinto un ricorso di H&M contro Yves Saint Laurent. Il gigante dell’abbigliamento svedese aveva accusato la piccola boutique francese di avere copiato due sue borse.

La storia, curiosa e insolita, vale la pena di essere raccontata. Nel 2006, l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno (Uami) autorizzò la registrazione di due disegni o modelli di borsette della società francese Yves Saint Laurent. Tre anni dopo, H&M presentò dinanzi all’Uami due domande di dichiarazione di nullità, facendo notare che le borse disegnate e prodotte dalla casa di moda francese erano molto simili, se non identiche, alle sue, anteriori a quelle di YSL.

Dinanzi alla decisione dell’Uami di respingere la richiesta di nullità, H&M presentò un nuovo ricorso alla stessa istituzione europea. Anche questa volta, senza successo. Infatti, nel 2013, l’Uami considerò che, sebbene i disegni o modelli della YSL e della H&M avessero caratteristiche comuni, «le differenze relative alla forma, alla struttura e alla finitura superficiale» avessero un ruolo determinante nell’impressione generale suscitata dai due diversi oggetti.

Testardamente, la multinazionale svedese – un colosso che dà lavoro a 132mila in 57 paesi del mondo – ha quindi presentato ricorso dinanzi alla Corte europea di Giustizia in Lussemburgo. Quest’ultima in una sentenza pubblicata ieri ha respinto la domanda di H&M, spiegando che dal suo punto di vista «le differenze tra i disegni o modelli in esame sono significative e che le relative somiglianze sono insignificanti nell’impressione generale che essi suscitano».

La vicenda è interessante, e non solo perché smentisce molti casi del passato, quando a ricorrere al giudice erano i sarti del prêt-à-porter o gli artigiani del lusso, non i giganti commerciali. Indirettamente, conferma come le grandi catene di abbigliamento – sostenute anche da una mondializzazione degli scambi commerciali e in alcuni casi da una moda conformista – puntino (con più o meno successo) sul design, e si considerino concorrenti degli stilisti.

fonte: http://www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com/art/comunitario-e-internazionale/2015-09-10/hm-perde-alla-corte-ysl-non-ne-copio-borse–205222.php?uuid=ACjG9iv&cmpid=nlql